Il vetro di pietra. Il lapis specularis nel mondo
romano dall’estrazione all’uso
Faenza, Museo D. Malmerendi,
via Medaglie d’Oro 51
26
– 27 settembre 2013
Giovedì
26 settembre 2013, ore 9
Il lapis specularis nel mondo
romano: dall'estrazione all'uso. Le ragioni di un convegno
(Chiara
Guarnieri)
L'intervento intende presentare al pubblico le motivazioni
che hanno spinto la Soprintendenza Archeologica dell'Emilia Romagna e l'Ente
Parco Vena del Gesso Romagnola a realizzare un Convegno, il primo in Italia di
questo tipo, ed una mostra dedicati al tema del lapis specularis.
Prendendo spunto dal percorso di conoscenza che ha portato
all'identificazione della Grotta della Lucerna come prima cava di lapis specularis in Italia, si
presenteranno sinteticamente le svariate problematiche legate a questo
materiale, che saranno in seguito analizzate dai singoli relatori.
Tutto il progetto di ricerca, che si basa su di una
stretta collaborazione con il gruppo di lavoro spagnolo, ha un carattere
interdisciplinare che tocca anche gli ambiti speleologici e
scientifico-naturalistici.
Parole chiave: lapis specularis,
collaborazione, ricerca
Las
Explotaciones mineras romanas de lapis specularis en la Hispania Citerior y su
contexto arqueológico en el Imperio romano
(María José Bernárdez Gómez, Margarita Díaz
Molina, Juan Carlos Guisado di Monti)
La incorporación de los
territorios hispanos a la órbita de Roma, supuso en líneas generales la
adaptación paulatina por fuerza o grado de las comunidades hispanas a los
nuevos ámbitos de dominio romano, junto a la intensificación en la producción y
obtención de bienes y recursos como territorio sujeto a explotación. Tras la
etapa republicana, las reformas promulgadas por Augusto implicaron una
reordenación organizativa de las provincias de Hispania con objeto de
reorientar el control y la gestión de las mismas en la nueva estructura del
Imperio.
De las riquezas y recursos
existentes en las tierras hispanas destacan especialmente por su importancia
las explotaciones mineras, en las que metales y minerales de todo tipo se
extraían con profusión. En la Hispania Citerior, un mineral lapídeo conocido en
la época como lapis specularis, fue
beneficiado en amplias áreas de dos grandes zonas de explotación situadas en
las actuales regiones de Castilla-La Mancha y Andalucía. Aunque en el Imperio
existieron otros enclaves donde se extraían iguales o parecidos recursos
pétreos, Hispania fue el distrito minero más dinámico tanto en su producción
como en la calidad y trasparencia del cristal de yeso obtenido en sus minas.
Parole chiave: Lapis specularis - Castilla-La Mancha -
Andalucía - Hispania Citerior - Complejo Minero.
Aspetti giuridici e legislativi della
gestione delle cave in età romana
(Gabriella Poma)
Non è possibile presentare un quadro
generale dell’organizzazione dell’industria mineraria in età romana, del regime
di proprietà, dell’amministrazione e delle condizioni di lavoro, né come esse
siano mutate nel tempo inevitabilmente come conseguenza dello sviluppo storico
e culturale, a causa della frammentarietà delle fonti (letterarie, epigrafiche,
archeologiche) che ci sono pervenute.
Nell’età repubblicana, le cave, i
cui prodotti fossero di particolare qualità, erano di proprietà statale e erano
appaltate per cinque anni dai censori, attraverso la lex censoria; tutte le altre erano in mano private o delle singole
municipalità. In linea generale maggiori informazioni sono disponibili per la
gestione delle cave che si trovavano nei territori acquisiti da Roma durante
gli ultimi secoli della repubblica e il periodo imperiale. Fondamentalmente
Roma ereditò dai regimi precedenti (il regno Tolemaico, i regni di Macedonia,
Pergamo etc.) i diritti di sfruttamento delle miniere e tenne per sé i siti più
importanti, lasciando cave di minor valore
ai privati o alle città. Il fenomeno nuovo che si evidenzia a partire dal I
secolo d.C. è rappresentato dal progressivo passaggio al patrimonio personale
degli imperatori delle cave più ricche, attraverso lasciti, confische,
acquisizioni. Per l’amministrazione e lo sfruttamento delle cave fu creato a
Roma una statio marmorum, diretta da
un procurator dipendente
dall’amministratore del patrimonium
imperiale. Almeno dall’età domizianea in poi, le cave più importanti nelle
diverse province erano gestite da vari procuratores
che forse erano responsabili di un distretto minerario. Questi procuratori, equites romani o liberti imperiali,
avevano alle loro dipendenze altri funzionari - quasi tutti schiavi o liberti
imperiali - con compiti tecnici, amministrativi, di sorveglianza sulla
manodopera sempre servile. La documentazione epigrafica ci dà un quadro
abbastanza completo della gestione delle cave di marmo di Luni e dei mutamenti
intervenuti nel tempo col passaggio della proprietà dalla colonia al patrimonio
dell’imperatore. Non ci è nota, allo stato attuale della nostra documentazione,
né una legge generale sulle cave né una generale autorizzazione allo
sfruttamento. La giurisprudenza romana si occupa solo di conflitti che potevano
intervenire tra privati sulla proprietà e sullo sfruttamento, non si interessa
di cave di proprietà pubblica né ci dà indicazioni sull’amministrazione. I
provvedimenti legislativi e amministrativi ci sono noti per l’età repubblicana attraverso cenni degli
storici a leggi censorie o a deliberati del senato; per la tarda età imperiale
abbiamo alcune costituzioni imperiali del IV e V secolo che ci informano su
alcuni aspetti fiscali riguardo alle cave di marmo in alcune province. L’unico
testo di legge che ci è pervenuto è rappresentato dalle tavole di bronzo di
Vipasca, in Portogallo, ma ancora si discute se esse contengano una legge
valida per tutto l’impero o, come è probabile, ci conservino un regolamento
relativo alla concessione di scavo in quel distretto.
Parole chiave: Cave - legislazione - diritti minerari - amministrazione - procuratores
Quod vitri more transluceat. Il lapis specularis nella
testimonianza delle fonti
(claudia Tempesta)
Le fonti scritte forniscono molte
informazioni sull’estrazione, la circolazione e l’utilizzo del lapis specularis nell’antichità,
integrando i dati provenienti dalla ricerca archeologica.
La maggior parte dei documenti si colloca
tra il I e l’inizio del II secolo d.C., epoca in cui il lapis iniziò ad essere impiegato su larga scala per la
realizzazione di pannelli da finestra. Le informazioni principali circa le
caratteristiche del materiale e i suoi luoghi di estrazione si ricavano da
Plinio il Vecchio e, più tardi, da Isidoro di Siviglia; di notevole interesse
sono tuttavia anche i passi di Filone, Seneca, Columella, Petronio, Marziale,
Giovenale, Plinio il Giovane, Ulpiano che accennano ai diversi impieghi del lapis specularis. La continuità d’uso in
epoca tardo-antica è testimoniata da Lattanzio, Girolamo e Basilio di Cesarea e
da pochi ma significativi documenti epigrafici, tra cui emerge l’Edictum de pretiis di Diocleziano.
Parole chiave: lapis
specularis, fonti letterarie, Plinio il Vecchio, Edictum de pretiis
Métodos
de trabajo aplicados al estudio de la minería del lapis specularis desde el ámbito de la espeleología
(María José Bernárdez
Gómez, Juan Carlos Guisado di Monti, Alejandro Navares Martín, Fernando Villaverde Mora)
Podemos definir espeleología
como la disciplina encargada de abordar el estudio del medio subterráneo, su
naturaleza y origen. La aplicación de sus métodos de trabajo son los más
apropiados para aproximarse también al entorno de la minería del lapis
specularis. Sin embargo, la singular naturaleza de esta realidad nos ha
obligado a modificar los procedimientos habituales para adecuarlos a las
exigencias que demanda nuestro estudio. La preservación del valor patrimonial
deberá determinar nuestras actuaciones, siendo importante la correcta y fluída
comunicación entre los ámbitos de la investigación histórica y arqueológica por
un lado y la subordinación de las labores espeleológicas y de exploración
subterránea por otro.
La
catalogación e inventario de las minas representa la primera dificultad, dada
la extensión del área de estudio en España. También las singulares
características internas de los minados determinan ciertas peculiaridades a la
hora de afrontar la exploración y el levantamiento topográfico necesario de las
cavidades.
Parole chiave: Lapis
specularis - Prospección –
Exploración - Topografía – Métodos de Trabajo.
Las
minas romanas de lapis specularis de
la Mora Encantada (Torrejoncillo del Rey), Máximo Parrilla (Saceda del
Río-Huete) y el Pozolacueva (Torralba) en Cuenca, como activos patrimoniales y
turísticos
(María José Bernárdez Gómez, Emilio
Guadalajara Guadalajara,
Juan Carlos Guisado di Monti, Alejandro
Navares Martín, Fernando Villaverde Mora)
Las intervenciones y el estudio
de la minería romana del lapis specularis
en la región de Castilla-La Mancha y más concretamente en la provincia de
Cuenca en España, ha permitido gracias a la investigación y a los trabajos de
distinta índole desarrollados en el conjunto minero, el poder contar con la
experiencia de un conocimiento amplio y generalizado de las minas en sus más
variados aspectos.
Esta base de aprendizaje ha
posibilitado un reconocimiento exhaustivo y la valoración de las minas junto
con la de los yacimientos arqueológicos asociados y relacionados que integran
el distrito minero. Su catalogación y evaluación posterior, ha facilitado la
toma de decisiones y de directrices en lo que respecta tanto a la selección de
intervención arqueológica, como en la elección de los minados que pudieran
gestionarse dentro de actuaciones de difusión cultural y de rentabilidad
turística.
Actualmente, la Diputación
Provincial de Cuenca ha puesto en marcha una iniciativa con financiación
europea conocida como PLAMIT, donde tres minados romanos de lapis specularis se intervendrán de cara
a desarrollar un recurso turístico patrimonial de calidad qué colabore a
estructurar y dinamizar la oferta turística de la región.
Parole chiave: Lapis specularis - Mora Encantada - Gestión
Turística - Distrito Minero - Diputación de Cuenca.
Ad Speculum: brevi note da una survey
alla ricerca di siti e modalità estrattive di lapis specularis nella
provincia dell’Africa Proconsolare
(Andrea
Benassi)
Nella Historia Naturalis,
Plinio, elenca chiaramente i differenti luoghi d’estrazione del lapis
specularis, citando dopo Spagna e Italia, la scoperta della stessa anche in
Africa. La presenza di ampi depositi di gesso messiniano nei paesi del bacino
mediterraneo, nonché la precisione dei dati citati dallo studioso romano ed il
confronto con alcuni dati archeologici, hanno portato ad immaginare una ricerca
sul terreno, nell’area del bacino minerario di Gafsa, l’antica Capsa romana,
nell’attuale Tunisia, già fiorente distretto minerario. La survey di breve
durata, ha permesso di teorizzare alcune possibili zone d’estrazione, nonché
modalità diverse di coltivazione, sulla base della comparazione
etnoarcheologica con le attuali tecniche di ricerca ed estrazione del lapis
specularis.
Parole chiave:
Africa Proconsularis, Tunisia, tecniche minerarie,
etnoarcheologia, lapis specularis
La grotta Inferno presso Cattolica Eraclea (AG). Una miniera di età romana di
lapis specularis
(Domenica
Gullì)
La grotta Inferno è ubicata nel comune di Cattolica Eraclea (AG), in un
areale particolarmente ricco di testimonianze archeologiche che ne documentano
una lunga frequentazione, dalla
preistoria al medioevo. La cavità si apre alle pendici settentrionali di una
collinetta caratterizzata da affioramenti della serie gessoso solfifera, con
ampi ambienti nella parte iniziale che si collegano ad una serie di stretti passaggi a sviluppo labirintico,
molti di chiara matrice antropica, alcuni di più evidente genesi carsica. La
cavità è stata identificata ed esplorata da speleologi del gruppo speleologico
Kamicos, della Federazione Speleologica siciliana e del CIRS di Ragusa.
Nell’ambito di varie ricognizioni è stata rilevata la presenza di gesso
trasparente, in grossi nuclei e venature in cui è stato possibile evidenziare
chiari interventi antropici. La presenza
del gesso trasparente e di ceramica romana, tra cui una grande anfora punica
del tipo Mana C, un grande frammento di anfora Dressell 23 di età medio
imperiale, attestano una frequentazione della grotta Inferno in epoca romana
probabilmente finalizzata all’attività di estrazione del gesso. La presenza di un discreto deposito terroso, presente
nella parte interna della cavità, offre la possibilità di realizzare saggi di
scavo al fine di determinare con più esattezza i limiti cronologici di
frequentazione della cavità che senz’altro si pone come particolarmente
significativa nell’ambito dello studio dell’estrazione, dell’utilizzo e della
circolazione di questo importante materiale da costruzione di età romana.
Parole
chiave: Cattolica Eraclea – Formzione Gessoso-Solfifera – Ceramica romana
La Lucerna di Plinio
(Danilo Demaria)
Partendo dallo studio della
disposizione geologica del lapis specularis all’interno dei Gessi,
nell’articolo si analizza il rapporto insito fra questa particolare
mineralizzazione e le strutture realizzate per la sua estrazione nella Grotta
della Lucerna e negli altri analoghi siti di cava. Per la piena comprensione,
tanto sotto il profilo più strettamente funzionale di tali strutture quanto per
un tentativo di inquadramento storico più generale dell’intero fenomeno
estrattivo del lapis specularis nell’area emiliano-romagnola, viene
inoltre proposta una lettura comparata delle fonti di età classica e moderna,
interpretate proprio alla luce degli aspetti giaciturali della specularite.
Parole chiave: Grotta della Lucerna, specularite, archeologia
mineraria
Le miniere di lapis nella Vena del Gesso romagnola: scoperta,
esplorazione e rilievo
(Massimo
Ercolani, Piero Lucci, Baldo Sansavini)
Alla scoperta di
miniere di lapis specularis nella
Vena del Gesso ha fatto seguito un lungo lavoro di ripulitura di gran parte degli
ambienti tamponati dai residui della lavorazione, il campionamento degli
stessi, un rilievo di dettaglio, e l'acquisizione di una dettagliata
documentazione fotografica.
Contemporaneamente ai lavori eseguiti all'interno e all'ingresso della Grotta
della Lucerna, ad oggi la più grande e articolata miniera di lapis della Vena del Gesso, sono stati
attentamente esplorati numerosi anfratti diffusi nella Vena del Gesso.
Ciò ha consentito l'individuazione di altre miniere di lapis di piccole dimensioni nei pressi di Ca' Castellina (Monte
Mauro), della cima di Monte Mauro e della bastionata gessosa sovrastante la
Valle Cieca del Rio Stella.
Anche in questo caso è stata eseguita una parziale ripulitura degli ambienti e
il rilievo.
Parole chiave: Vena
del Gesso romagnola, esplorazioni speleologiche, rilievi topografici, miniere
di lapis specularis.
Analisi geochimica
e mineralogica di lapis specularis e
dei gessi campionati nelle grotte di Lucerna, Pafumi e Inferno
(Roberto Margutti)
In questo primo studio di ricerca vengono presentate le principali
caratteristiche chimiche composizionali e mineralogiche di lapis specularis e rocce gessifere incassanti, campionati in cavità
carsiche Italiane di potenziale interesse archeologico minerario. Le analisi
XRF e XRD sono state svolte dai ricercatori del Gruppo Saint-Gobain, presso il
proprio Centre de Recherches et d’Etudes Europeen (C.R.E.E.) sito in Provenza.
I risultati ottenuti dai campioni raccolti nelle grotte sono stati interpretati
e correlati dai geologi minerari della società Saint-Gobain Gyproc Italia,
altresì comparandoli ad altri dati geochimici ottenuti da esplorazioni
minerarie condotte in formazioni gessose.
Parole chiave: lapis
specularis, gessi, grotte, analisi XRF e XRD, composizione chimica,
fasi cristalline
Venerdì
27 settembre 2013, ORE 9
Indicatori
relativi allo sfruttamento della cava della Lucerna: segni
estrattivi e materiali archeologici
(Chiara Guarnieri)
L'intervento intende rendere noti i due tipi di indicatori
archeologici che hanno permesso di identificare con certezza la grotta della
Lucerna come una cava di lapis specularis: i segni estrattivi ed i
materiali archeologici.
Per quanto riguarda i segni estrattivi ci si soffermerà sia
sulle tracce lasciate dall'estrazione sia sui manufatti, come ad esempio
scivoli e gradini, che potevano agevolare il lavoro nella cava e che trovano
confronto con situazioni meglio conosciute come quelle spagnole.
I materiali archeologici finora rinvenuti all'interno della
cava (si ricorda infatti che le indagini sono tuttora in corso) indicano un excursus
cronologico piuttosto ampio che inizia nella piena età imperiale per arrivare
sino alla tarda antichità: si tratta in particolare di alcuni esemplari di
lucerne, di cui una integra e che ha dato il nome alla cava, frammenti di
vasellame di varia natura e di una moneta di Antonino Pio.
Parole chiave: lapis
specularis, segni estrattivi, rinvenimenti archeologici
Indagini
archeologiche territoriali nell'area del Parco della Vena del Gesso
(Chiara
Guarnieri, Susi D'Amato, Monica Miari, Claudio Nagrelli, Maria Teresa
Pellicioni, Claudia Tempesta)
L'area della Parco della Vena del Gesso romagnola è stata frequentata
sino dall'età preistorica, come testimoniano i rinvenimenti di selci
lavorate e materiale ceramico dall'Oasi
di Pietramora a Cà Carnè. In particolare la zona dei Gessi si rivela di
interesse vista la presenza di numerosissime grotte utilizzate in età
pre-protostorica come luogo di sepoltura o per scopo cultuale (Grotta del
Banditi, Tanaccia, Re Tiberio), uso
quest'ultimo proseguito anche in età romana. In seguito queste cavità
furono adibite a nuovi utilizzi, come ricovero per uomini ed animali.
Nel 2010, la Soprintendenza per i Beni Archeologici, in accordo con il
Parco ha iniziato una serie di ricognizioni di superficie,in atluni casi
arricchite da sondaggi e carotaggi manuali, che sono partire nella zona
circostante Cà Carnè, dove è stato effettuato il rinvenimento di un edificio di
età romana. Le indagini, di una certa difficoltà vista la presenza di
vegetazione ed i luoghi impervi, hanno comunque restituito risultati di
notevole interesse, permettendo di scoprire un certo numero di attestazioni
archeologiche comprese tra L'Eneolitico e l'eta Tardoantica. Sono stati
prelevati campioni per lo studio pollinico che permetteranno di ricostruire il
paesaggio antico. E' in programma la prosecuzione di tali indagini nelle altre
aree del Parco.
Parole chiave: survey, area del Parco della Vena del Gesso,
carotaggi, analisi polliniche.
L'edificio
di età romana di Cà Carnè
(Chiara Guarnieri,
Elisa Brighi, Claudia Tempesta, Maria Teresa Gulinelli)
Nel 2005 alcuni lavori realizzati nell'area di Cà Carnè,
all'interno del Parco della Vena del Gesso romagnola, hanno portato alla
casuale scoperta di un edificio rustico di età romana. La struttura è stata
costruita nel corso del I secolo d.C. e fu abitata per circa un secolo, subendo
anche una consistente ristrutturazione che ne ampliò l'estensione. L'edificio
ha utilizzato come fondazioni il banco
di gesso e presenta tutta la struttura realizzata con pareti in mattoni di
argilla cruda e pali portanti in legno. Il tetto era in tegole e coppi.
La sua insolita posizione, in un'area non votata
all'insediamento, ed i numerosi materiali archeologici rinvenuti al suo interno,
anche di una certa qualità, permettono di ipotizzarne un utilizzo legato allo
sfruttamento delle cave di lapis specularis.
Parole chiave: insediamento
di età romana, edificio in materiali deperibili, reperti archeologici
Trasparenze antiche nelle città
vesuviane:
frammenti
di lapis specularis da Pompei e da Ercolano
(Vega Ingravallo, Maria
Stella Pisapia)
Le città vesuviane, Pompei ed
Ercolano, hanno restituito documenti eccezionali e numerosi dell’uso del Lapis Specularis nelle finestre. Tale peculiarità è stata
ricostruita dalla lettura dei diari di scavo dal ‘700 ai primi del ‘900, nei
quali sono descritti rinvenimenti di lastrine di mica e di talco e le griglie
delle finestre che le contenevano. A Pompei abbiamo esempi certi di finestre con
questo tipo di materiale nella Casa di P. Proculo, nelle Terme del Foro, nelle
terme della Villa di Diomede.
Ad Ercolano sono state rinvenute
lastrine di mica nel vestibolo della Palestra, ed il Romanelli afferma che
tutte le finestre della città erano di
mica, circostanza attestata anche dagli scavi Maiuri, nei quali è descritto il
telaio di legno della finestra della Casa dell’Alcova, compresa la misura delle
lastrine. La Casa dell’Atrio a mosaico invece, conserva intatta la griglia di
legno carbonizzato con la quale si chiudeva il lato esterno del corridoio sul
giardino, formando una vera e propria veranda.
Parole chiave : finestra - telaio
di finestra
Rinvenimenti di manufatti in lapis specularis nelle Province Romane
(Chiara
Guarnieri)
I rinvenimenti di lastre da finestra in lapis specularis
al di fuori dei contesti di Ercolano e Pompei sono piuttosto rari, non tanto
perchè questo materiale non fosse utilizzato quanto per il suo mancato
riconoscimento da parte di studiosi ed archeologi. Per questo motivo le
testimonianze archeologiche sono tuttora molto rare a fronte invece di un
notevole numero di fonti che ci
attestano il suo utilizzo. I rinvenimenti di lastre di lapis sono documentati in
tutte le Province dell'impero romano, in Spagna nei dintorni di Cuenca e
Saragozza, ma anche nell'Europa settentrionale, in Inghilterra e Francia. Il
maggior numero di attestazioni si registra però nell'area del nord Africa, in
Egitto, Libia e Tunisia. Altre testimonianze provengono dal Medio Oriente
(Siria) e dalla Turchia. Risulta al momento estremamente difficile determinare
le cave di appartenenza dei manufatti in lapis, ma sono iniziate una
serie di analisi sui materiali delle cave spagnole ed italiane (cava della
Lucerna e Grotta Inferno) che potrebbero consentire di acquisire alcuni dati
importanti per iniziare a definire la circolazione di questo materiale.
Parole chiave: rinvenimento manufatti in lapis,
province romane, individuazione cave
Il Parco della Vena del Gesso Romagnola
(Massimiliano Costa)
Il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola, che è stato istituito con Legge
Regionale 21 febbraio 2005, n. 10, si estende su di una superficie complessiva
di 6.063 ettari, di cui 2.041 ettari di zone a parco e coinvolge sei Comuni:
Brisighella, Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Casola Valsenio, Fontanelice,
Riolo Terme e due Province, Bologna e Ravenna. Il
territorio è suddiviso in zone a diverso livello di tutela.
La Vena è costituita da un lungo affioramento gessoso che si estende in
direzione nordovest–sudest, dall’imolese fino a Brisighella, per circa 25
chilometri nel quale sono state esplorate fino ad oggi oltre 200 grotte per uno
sviluppo complessivo che supera i 40 chilometri.
Il particolare microclima caldo e arido da una parte, fresco e umido
dall’altra, con condizioni ambientali diversissime lungo il crinale, a distanza di pochi metri genera un
patrimonio naturalistico assai diversificato. Sebbene non esista un censimento
esaustivo delle specie di piante presenti nel territorio del Parco della Vena
del Gesso è possibile stimare la presenza di circa 600 specie di piante. Una
specie vegetale rarissima e presente con l’unica stazione italiana è la Cheilanthes
persica. Sono presenti anche 239 specie di vertebrati, di cui 28 pesci, 12
anfibi, 12 rettili, 135 uccelli e 52 mammiferi.
La Vena del Gesso Romagnola
è stata frequentata fino dalla preistoria; molti paesi furono interamente
costruiti sul gesso e con il gesso, a partire dal Rinascimento.
Anche la storia dell’attività estrattiva rappresenta un aspetto
interessante del territorio del Parco della Vena del Gesso Romagnola. Le prime
testimonianze risalgono all’Epoca
Romana; poi l’attività proseguì durante il Medioevo e nell’Età Moderna ebbe un
incremento, soprattutto a Brisighella e Tossignano. Dalla fine degli anni ‘80
del secolo scorso l’attività estrattiva è stata vietata in tutta la Vena del
Gesso e concentrata nel “polo unico” di Borgo Rivola (Riolo Terme). Infine si
sottolinea la presenza nel territorio di prodotti con denominazione DOC, DOCG e DOP.
Parole chiave: Parco Regionale
- Territorio e Paesaggio - Patrimonio Naturale - Patrimonio storico –
Agricoltura - Sistema di Fruizione
La Vena del Gesso Romagnola: nata
dal mare e modellata dai fiumi
(Stefano Marabini)
La Vena del Gesso consiste in un allineamento di dorsali
rocciose che, per oltre una ventina di Kilometri, interseca le valli fluviali
del versante romagnolo dell’Appennino nella fascia collinare a monte di Faenza
e Imola. Essa è costituita da una spessa
successione di 15/16 banchi di gesso selenitico riferibili alla Formazione
Gessoso-solfifera di età Messiniana, la
cui deposizione evaporitica iniziò circa 6 milioni di anni fa durante la Crisi
di salinità del Mediterraneo che fu indotta dal venir meno del collegamento
con l’Oceano Atalantico.
Il rilievo attuale della Vena del Gesso, indice della maggior resistenza all’erosione
dei banchi gessosi rispetto ai circostanti terreni marnoso-arenacei Miocenici e
argillosi Pliocenici, ha comunque iniziato a modellarsi solo meno un milione di
anni fa, quando l’Appennino si sollevò ed emerse definitivamente dal mare.
L’evoluzione geomorfologica subaerea della Vena del Gesso
nelle ultime centinaia di migliaia di anni, contemporanea delle varie fasi del
popolamento umano a partire dal
Paleolitico Inferiore, è stata fortemente caratterizzata dall’azione di progressiva incisione valliva dei fiumi
romagnoli, la quale, oltre che condizionarne l’erosione carsica, ha contribuito
ad evidenziare i caratteri strutturali originari della formazione gessosa.
Parole chiave: gesso, sollevamento dell’Appennino, terrazzi fluviali, carsismo
L’attività estrattiva nella Vena del Gesso romagnola.
Aspetti paesistici, socio-economici e
culturali di una vocazione di lungo periodo
(Stefano Piastra)
Nella Vena del Gesso romagnola, se da un lato il substrato evaporitico
ha storicamente agito come fattore limitante per l’agricoltura oppure il
pascolo, allo stesso tempo esso ha favorito uno sfruttamento minerario di lungo
periodo, dall’età romana ad oggi, tradizionalmente legato in primis all’uso della selenite come materiale da costruzione e,
una volta cotta e macinata, come legante o intonaco. Le cave e le fornaci da
gesso, presenza abituale nel paesaggio locale, sino alla metà circa del XX
secolo ebbero però un impatto ambientale tutto sommato ridotto sui quadri
paesistici, salvo poi diventare negli ultimi decenni, complice la
meccanizzazione e l’aumento vertiginoso dei volumi estratti, uno dei principali
problemi conservazionistici per i gessi romagnoli. Ma il binomio gesso-comunità
residente non si esaurisce sul solo piano economico-produttivo. Nella Vena,
l’estrazione del gesso, radicata secolarmente, ha infatti avuto sino al recente
passato importanti riflessi sociali (i mestieri tradizionali del “gessarolo” e
del fornaciaio, ma anche i birocciai specializzati nel trasporto del minerale),
sino a divenire parte integrante dell’identità locale e un fatto culturale, sia
immateriale che materiale: basti pensare alla particolare venerazione attestata
a Brisighella per San Marino, patrono dei cavatori, oppure al cospicuo
patrimonio archeologico industriale dell’area (cave e fornaci ottocentesche e
novecentesche). Oggi, chiusa la maggior parte dei siti estrattivi della Vena del
Gesso, il profondo legame tra la comunità locale e l’attività estrattiva è
ormai declinato al passato e rischia di indebolirsi. Una delle sfide dei
prossimi decenni consiste nel mantenimento di tale memoria e nel recupero,
musealizzazione e divulgazione delle emergenze culturali connesse al gesso: in
questo contesto, il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola deve
necessariamente assumere un ruolo centrale.
Parole chiave: Vena del Gesso romagnola, estrazione del
gesso, rapporti uomo-ambiente, paesaggio, archeologia industriale.
Origine e giacitura dei
cristalli di lapis specularis nell'area mediterranea
(Stefano Lugli)
Il
bacino del mare Mediterraneo è caratterizzato da una notevole varietà di estesi
affioramenti gessosi. L’età delle formazioni gessose più antiche risale al
Permiano (oltre 250 milioni di anni fa; Lugli, 2001), mentre quelle più recenti
sono di età olocenica (meno di 10.000 anni fa).
Non
tutti questi affioramenti possono essere utilizzati per estrarre lapis
specularis. Requisiti fondamentali ricercati dai romani per ottenere
lastrine ad imitazione del vetro sono: dimensione dei cristalli (almeno alcuni
decimetri) e perfetta trasparenza.
I
cristalli primari delle formazioni geologiche mediterranee possono raggiungere
dimensioni notevoli, fino a sette metri a Cipro, ma sono piuttosto torbidi, sia
a causa di inclusioni di materia organica (Panieri et al., 2010) che di argilla
(Lugli at al., 2010). Cristalli di dimensioni metriche perfettamente
trasparenti si trovano invece in giacitura secondaria nelle fratture e nelle
cavità di varia origine ed età che hanno tagliato le formazioni gessose.
Parole chiave: Lapis Specularis,
gesso, bacino del Mediterraneo, fratture, cavità.
Sub specie specularis: osservazioni sul
rapporto tra valore d’uso e valore rituale del lapis specularis
(Andrea Benassi)
La scoperta ed individuazione
nella Vena del Gesso di numerosi siti, sia ipogei che epigei come possibili
luoghi di estrazione di gesso secondario, posizionati in molti casi in luoghi
impervi e di difficile accesso, eppure spesso tra loro riuniti in cluster apparentemente collegati da
cenge e sistemi di sentieri artificiali, porta ad immaginare l’attività
estrattiva come sistematica esplorazione dell’intera area gessosa. Mentre si
vanno quindi riconoscendo differenti modalità di coltivazione, comprese in un
orizzonte cronologico vasto e che probabilmente trascende il periodo imperiale,
allo stesso tempo le fonti storiche ci spingono ad integrare nella riflessione,
oltre al valore d’uso del materiale un suo valore caratterizzato da attributi
magico rituali che sembrano in grado di convivere con il primo, e ci spingono
ad una lettura complessa del rapporto di questo materiale con la sfera del
sacro. Il tutto anche come possibile strumento interpretativo della
distribuzione e del contesto dei siti nell’ambito della Vena del Gesso.
Parole chiave: Farmacopea, pratiche rituali,
costruzione dei luoghi, Vena del Gesso, Lapis Specularis
El
proyecto Lapis Specularis: una
perspectiva europea
(María José Bernárdez Gómez, Juan Carlos Guisado di Monti, Massimiliano Costa, Chiara
Guarnieri)
La investigación de
la minería del lapis specularis
dentro de los estudios tradicionales sobre minería antigua e histórica y
especialmente en el mundo romano, aún se encuentran prácticamente en sus
preliminares. Lo singular de éstas explotaciones y su propia naturaleza, ha
ocasionado que sus áreas mineras de explotación, a pesar de su gran desarrollo
y evidencias arqueológicas de actividad a gran escala en algunas zonas, hayan
pasado prácticamente inadvertidas o no detectadas incluso por estudiosos y
especialistas del tema.
El estado actual de la
cuestión, permite deducir un futuro auge de la investigación especialmente en
Italia y España, países donde los recientes hallazgos de minería de lapis specularis, suponen una obligada contextualización histórica de esta actividad
minera y de sus consecuencias.
El desarrollo de esta
investigación arqueominera, igualmente pasa por una deseable y necesaria
creación de equipos interdisciplinares y de colaboración entre los países que
cuentan y estudian esta singular minería, donde el marco de convenios de
colaboración entre equipos de trabajo así como de posibles proyectos conjuntos
europeos a escala mediterránea, constituirían la base ideal del enfoque y del
avance científico de la investigación.
Il convegno, che ha consentito di rendere nota al pubblico la
scoperta di cave di lapis in Italia, costituisce un punto da cui partire
per costituire un gruppo di lavoro interdisciplinare ed internazionale di
studio su questo argomento. In Italia dal punto di vista archeologico si aprono
molte prospettive di ricerca quali ad esempio la contestalizzazione di questa
attività nel complesso regionale e l'approfondimento delle metodologie estrattive.
Nell'area del Parco dovranno
necessariamente proseguire le ricerche di superficie finalizzate al
rinvenimento di nuove cave e contesti archeologici, così come è avvenuto con le
ricerche finora realizzate. Tra i vari progetti vi è anche la ricostruzione in
grandezza naturale dell'edificio romano di Cà Carnè attraverso un progetto di
archeologica sperimentale. Tale elemento, unito alla realizzazione di un
percorso della memoria che valorizzi l'attività di estrazione del gesso,
potrebbe costituire un valido elemento di valorizzazione e di attrattiva
turistica.
Parole chiave: Lapis specularis - Convenio de Colaboración –
Proyecto Europeo– Arqueomineria – Hispania Citerior –Italia